venerdì 22 giugno 2012

Amelanchier canadensis

Case&Country aprile 2012
Non è molto conosciuto, e quindi si incontra raramente nei giardini questo grazioso alberello. Ricordo ancora quando ho fatto la sua conoscenza molti anni fa, tre piccole piante in una zona leggermente ombrosa per la presenza di un gruppo di alte betulle nelle vicinanze. I loro rami esili, radi e un po' indisciplinati nella crescita, la fioritura di tanti piccoli grappoli bianchi, con il verde delle foglie primaverili appena accennato mi avevano colpito. Mi ero soffermato a guardarli, tanto erano belli con le betulle sullo sfondo, e pensai quanto sarebbero stati adatti, con la loro essenzialità, per un giardino di tipo giapponese.

Sorpreso della mia ignoranza mi documentai, scoprendo che l'Amelanchier canadensis, produceva anche piccoli frutti blu/neri, commestibili; dopo qualche anno fece la comparsa nel mio giardino. C'è un po' di difficoltà nel distinguere tra di loro le diverse specie.
Anche qui l'unico posto che avevo disponibile era in ombra, abbastanza vicino alla casa e un po' troppo a ridosso di un grande frassino.
Mi sorpresero i suoi frutti. Per la minuta bellezza, con il variare della colorazione, dal verde ad un intenso blu prugna, passando attraverso a un bel rosa, il momento in cui sono più visibili.
Mi sorprese anche il loro gusto, che non ha nulla da invidiare ai pregiati mirtilli. Il primo anno li gustai con gioia, sono facili da raccogliere perché crescono a grappoli fitti, ma solo il primo anno li ho potuti mangiare, gli anni successivi li hanno scoperti la numerosa tribù dei merli e anno dopo anno fanno a gara a mangiarli, sempre prima, ormai non li lasciano nemmeno più maturare, appena iniziano a cambiare colore, dal verde al rosa, spariscono nei loro becchi voraci.
Ho provato a coprirli con reti poco prima della maturazione, ma serve a poco, trovavano sempre qualche buco dove entrare. Sembra incredibile cosa riescono a portare via. Ai piedi dell'amelanchier c'è una vasta zona di fragole selvatiche (ne ho ben cinque varietà diverse) e anche queste vengono raccolte dai famelici, che, per ora, risparmiano il gruppetto di quelle con il frutto bianco a maturazione: non hanno ancora capito che non diventano rosse, evidentemente per loro è importante il colore.
La mia unica pianta, alta ora quasi tre metri, è cresciuta troppo bene, troppo regolare, avrei dovuto, per i miei gusti, con leggere e adatte potature farle assumere una forma più espansa, anche se, in quel caso, i suoi rami si sarebbero potuti spezzare sotto il peso delle nevicate, che negli ultimi anni sono ritornate con una certa frequenza.
Tornando all'amelanchier, non ho elencato tutte le sue qualità. Non appena arriva l'autunno le sue piccole foglie verdi si colorano di un caldo rosso/arancio prima di cadere per il meritato riposo invernale.
A mia esperienza lo ritengo adatto a tutti i terreni, escluderei solo quelli troppo argillosi e calcarei.

6 commenti:

Marta ha detto...

Ciao Renato, sto rileggendo in questi giorni il tuo libro, e ho pensato che non mi sembra di aver mai visto foto di giardini interi da te progettati. Sono incuriosita di vedere il tuo stile. Hai qualche foto disponibile? potresti raccontarci di come hai gestito uno spazio che ti sembra significativo?

Renato Ronco ha detto...

Cara Marta,
Ho sempre sostenuto che un giardino, se non è di grandi dimensioni e richieda opere di urbanizzazione come una viabilità complessa, scale, terrazzamenti ecc. debba essere costruito più che progettato.
Sono per un giardino libero, che deve copiare dalla natura, se vogliamo parlare di stile si può avvicinare al giardino inglese.
Non amo i giardini a stanze, non amo i giardini all’italiana. Non amo le siepi e le piante potate. Il mio giardino è un po’ essenziale, deve lasciare spazio alla vista. Non amo neanche piante dal fogliame rosso cupo, trovo di difficile inserimento le pendule, preferisco il verde/giallo nelle foglie al verde/grigio.
Ma un giardino deve piacere al suo padrone, non al giardiniere o al progettista.
Se non ho fatto grandi lavori, e mai fotografati, ho qualche foto di un giardino stile giapponese che avevo fatto qualche anno fa in Sardegna, mi viene spesso richiesto un parere su giardini importanti già costruiti. Di solito è più un invito dei proprietari, innamorati del loro giardino, a visitarlo e in quei casi mi sembra giusto dimostrare apprezzamento, anche se a volte niente mi piace. Mi limito a piccoli consigli per non mettere in crisi un lavoro realizzato con amore.
Forse dovrei scrivere un altro libro...

Marta ha detto...

Caro Renato, se ti "scappa" un altro libro, io sono qua che lo aspetto! so già che conterrà preziose indicazioni impartite da chi sa osservare la natura con sguardo libero da pregiudizi.

lucrezia ha detto...

condivido l'idea di un giardino libero da strutture fantasiose . a perte che i tralicci per le rose non necessari.
il giardino inglese è il mio preferito . pero' piacciono molto i rossi scuri tipo i prunus o berberis anche il cotinus .. che si stagliano in mezzo al verde . io li ho messi nel mio giardino .. pure i bossi potati a palla ..un miscuglio all'inglese ?

Renato Ronco ha detto...

Cara Marta,
devo dirti che sull’onda del primo stavo preparandone un secondo, ero a buon punto, avevo già definito con l’editore poi, per la mia cronica mancanza di tempo, è passato in secondo ordine. Ora penso che magari quest’inverno lo riprendo in mano, chissà. Intanto passerà comunque un altro anno, perché questi libri devono uscire in primavera e quindi dovrei consegnare tutto all’editore entro fine anno e so già che non ci riuscirò.

Renato Ronco ha detto...

Lucrezia, il tuo giardino sarà bellissimo, e deve innanzi tutto piacere a te. L'inserimento di bossi o tassi potati in giardini "tipo inglese" è uno stile adottato dai più famosi paesaggisti. Io non amo i rossi scuri, ma non importa. Devo dire che mi è capitato di rimanere incantato di fronte ad un grande gruppo di Cotinus coggygria 'Royal Purple'.